Ruta Patavina  

Silene vulgaris

   

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 



 


 

 

La Silene rigonfia (Silene vulgaris (Moench) Garcke) è una piccola pianta (alta fino a 60–70 cm; massimo 100 cm) perenne e glabra, dai caratteristici fiori chiamati “bubbolini”, appartenente alla famiglia delle Caryophyllaceae.

Nomi volgari
Strigoli, carletti, stridolei, scriziòi.

Sistematica

Il genere Silene è molto vasto: comprende oltre 300 specie; per lo più erbacee, annue, bienni o perenni. Di queste in Italia se contano almeno una sessantina spontanee della nostra flora. La nostra specie presenta una grande variabilità di caratteri. Le moderne classificazioni ne individuano diverse sottospecie che si differenziano per la dimensione, il portamento e le foglie (che possono essere pubescenti o glabre, oppure dentellate o intere, oppure cigliate). A volte queste sottospecie possono sembrare del tutto indipendenti. Questo gruppo che ancora non è stato studiato a fondo presenta anche problemi di confusione nomenclaturale in quanto inizialmente la nostra specie venne assegnata al genere Cucubalus (in qualche caso anche al genere “Behen” – caduto poi in disuso) e poi in seguito trasferita al genere Silene.
Dato il carattere polimorfo della nostra pianta si sono creati nel tempo anche diversi sinonimi.
Varietà e sinonimi sono stati sviluppati nella scheda indicata qui sotto:

Etimologia

Pianta conosciuta fin dall’antichità per le sue proprietà mangerecce. Si può comprendere quindi l’abbondanza di nomi popolari: oltre a quelli citati “sonaglini” e “cavoli della comare”.
Il nome del genere (Silene) si riferisce alla forma del palloncino del fiore. Si racconta che
Bacco avesse un compagno di nome Sileno con una gran pancia rotonda. Ma probabilmente questo nome è anche connesso con la parola greca “sialon” (= saliva); un riferimento alla sostanza bianca attaccaticcia secreta dal fusto di molte specie del genere.
I calici rigonfi sono persistenti e mantengono la forma a palloncino che anzi nel tempo si irrigidisce per cui alla fine dell’estate si possono far scoppiare battendoli con la mano da qui un altro nome popolare: “schioppetini”.

Morfologia

La forma biologica della nostra pianta è emicriptofita scaposa (H scap): pianta perennante per mezzo di gemme al suolo (emicriptofita), e con asse fiorale più o meno privo di foglie (scaposa).

Radici

La nostra pianta possiede una struttura radicale rizomatosa a base lignificata. Possiede anche diverse radici (e radichette) secondarie da rizoma.

Fusto

Il fusto ha un aspetto erbaceo ma ascendente ed eretto. Può essere glabro o leggermente pubescente. Nella parte alta il fusto è in qualche caso vischioso.

Foglie

Le foglie sono del tipo ovate o lineari – lanceolate (non molto strette). Il colore è verde con riflessi bluastri (ma in altre varietà verde – cenere).

Infiorescenza

L’infiorescenza è di tipo lasso a pannocchia con fiori penduli su peduncoli flessuosi lunghi 5 – 15 mm.
In particolare l’infiorescenza viene definita come
bipara ossia i fiori crescono da ambo i lati rispetto al fiore apicale con 3 – 9 fiori totali.

Fiori

I fiori sono ermafroditi ( dioici o poligami) e pentameri.

  • Calice: il calice ha una caratteristica forma a palloncino ovoidale (lungo il doppio rispetto alla larghezza) sinsepalo (= gamosepalo; ossia i sepali sono fusi insieme) a volte definito anche “monosepalo”; il colore può essere verde pallido o rosa – biancastro tendente al bruno chiaro. Sulla superficie rigonfia sono presenti 20 evidenti nervature longitudinali, collegate da altre nervature trasversali più brevi e meno evidenti e meno precise. Il calice contiene interamente sia l’ovario che la capsula fruttifera da qui la sua particolare struttura rigonfia. Sul calice sono inoltre presenti dei denti terminali lunghi 1/6 del calice. Questi denti sono papillosi e pubescenti. Questa struttura è persistente.

  • Corolla: i petali della corolla sono 5 di colore bianco o rosa chiaro. Terminano con una unghia sporgente dal calice lunga quanto il calice stesso. L’unghia è completamente divisa (bilobata) in due lacinie subspatolate o oblanceolate a disposizione patente. Dimensioni dell’unghia: larghezza 3 mm; lunghezza 8 mm.

  • Androceo: gli stami sono 10 e fuoriescono dal calice.

  • Gineceo: gli stili sono 3 (anche questi sporgono dal calice) con stimmi lievemente pubescenti. Il gineceo è supero e tricarpellare ( sincarpico).

  • Fioritura: fiorisce da Maggio a Settembre

  • Impollinazione: vento, api, farfalle soprattutto notturne. La particolare forma del fiore a palloncino con imboccatura stretta è di difficile accesso agli insetti più grossi come i calabroni (pur tuttavia alcuni di questi hanno trovato il modo di bucare la parte bassa del fiore per accedere al suo nettare) per cui il fiore per facilitare l’impollinazione rimane aperto fino ad ore tarde per favorire gli insetti notturni più piccoli.

Frutti

Il frutto è una caspsula globoso – piriforme compresa col calice persistente e con una corona di denti (in numero di 6) apicali. La caspsula alla fruttificazione è lunga tre volte il carpoforo (piccolo peduncolo basale che sostiene la capsula – vedi illustrazione qui sotto). Il frutto è del tipo deiscente nella parte alta con molti semi.

Distribuzione e habitat

  • Geoelemento : il tipo corologico della nostra pianta è definito come “Euroasiatico” (Eurasiat. ) quindi di provenienza dalle zone freddo - temperate dell’emisfero boreale. È da notare che data la vastità dell’areale di questa pianta (con le sue molte varietà) alcuni autori considerano il geoelemento come “Paleotemperato” (Paleotemp. ), quasi subcosmopolita (presente cioè in quasi tute le parti del mondo).

  • Diffusione: la nostra pianta è presente in Europa, Asia, Africa settentrionale, America meridionale. In Italia è comune in tutte le regioni.

  • Habitat: nelle nostre zone è possibile trovarla nei prati, arbusteti, boschi radi e margini dei sentieri. La pianta è sinantropa e nitrofila, è frequente quindi la sua presenza in zone ruderali ricche di azoto, o anche nei prati fertili concimati e antropizzati. In alcuni casi può essere considerate erba infestante.

  • Diffusione altitudinale: da 0 a 2800 m s.l.m..

Usi Cucina

Molto ricercata in gastronomia (con il nome di strigoli, stridoli o carletti), fra le migliori erbe commestibili, ma solo prima della fioritura poi le foglie basali diventano troppo coriacee. Si mangiano sia crude, sia cotte (come gli spinaci), in risotti, minestre, ripieni e frittate: hanno un sapore dolce e delicato.


Foto riprese sul M. Murale, Colli Euganei
da Paola Polato

Fonti: Wikipedia